DIARY



Incipit: Angoscia panica dell'Incubo, Eros (e angoscia sessuale). PAN, dio della Natura, divenne per il Cristianesimo il Diavolo e “quando venne annunciata la morte di Pan era la Natura ad essere privata della sua Voce Creativa” (Hillman). Una tradizione dà a Pan come padre Etere, la tenue sostanza invisibile ed ubiqua il cui nome anticamente indicava il cielo luminoso o il Meriggio. In altra Letteratura la madre (la ninfa della quercia Driope) fugge alla vista del Mostro Pan, lo abbandona (da qui la natura solitaria del bambino abbandonato). Il padre, Ermes (messaggero degli dei, ladro, pastore, atleta, poeta), lo porta agli dei avvolto in pelle di lepre (Lussuria) perché ne traggano divertimento. Pan non vivrà tra gli dei, ma in Arcadia e, qui, in oscure caverne (luogo dell'Impulso, della Psiche, dove nascono Desiderio e Panico del Desiderare). Vive in solitudine, si dedica alla caccia, alla pastorizia, all'apicoltura, al vagabondaggio, al sesso (copula, si masturba, stupra) , alla musica (suona una Siringa, che altro non è che l'amore per una ninfa che lo rifiuta – come la madre aveva fatto – trasformato in strumento di comunicazione di un melodioso lamento). Quando Pan urla, lo fa per avere Luce, per essere visto, essere ascoltato, essere amato. Ma il suo urlo genera il Panico: l'istinto di Vita e l'istinto di Morte si sovrappongono, si intrecciano e l'istante di un equilibrio perfetto e inverosimile assume attraverso la voce di Pan il suono del diapason della Tragedia, del Canto di Capra. Pan è Istinto: “le immagini appartengono al continuum dell'istinto e non sono sublimazioni di quest'ultimo” (Hillman). Istinto, Immagine, Fantasia, il regno del sogno, del delirio, dell'Allucinazione, del Linguaggio Popolare, dei Meccanismi Scatenanti Innati, della Paura quale emozione primaria e problema Morale (coraggio di Esser-ci). Dal Panico si generano Paura (esternazione del panico, è una reazione allo stimolo e ha un oggetto di riferimento) e Angoscia (interiorizzazione del panico, è un trattenimento dello stimolo e non ha alcun oggetto). L'Angoscia può essere fatale. Il Sogno d'Angoscia, a differenza dell'Incubo, non ha demoni che lo visitino, non ha fame d'Aria (dispnea). L'angoscia si combatte con la musica e con la gestualità (anche delle mani, come nelle Mudra del buddhismo tibetano, dove tali gesti simbolici sono utilizzati anche nelle cerimonie iniziatiche: l'iniziazione è uno dei momenti in cui la Paura deve essere vinta per dimostrare di aver raggiunto la maturità necessaria al Passaggio). La Paura e il Panico – e la Fame e il Sesso - sono momenti di partecipazione Mistica con la Natura, con Pan, con Il Tutto. Improvvisamente diviene evidente che tutto è anima(to).

Perché chiedere a un diario di accompagnare la realizzazione di questo progetto? Perché non tenere privato il percorso? Non potrebbe confondere, confondermi? Fondermi con questa ricerca, fondermi con chi osserva e segue questo cammino, questo sentiero verso la luce e dominato dal pericolo di non arrivare alla luce, perdersi prima, perdersi durante, non arrivare o infine scoprire di essere già dove avrei desiderato giungere. Confondermi con la confusione che mi spinge a farmi strada da e con quel sentiero, immaginandolo ininterrotto. Perché un diario di viaggio? Seguire l'istinto, seguirsi nell'istinto di perdere il controllo, per un attimo lasciare che gli eventi vadano da sé. Sento il bisogno di un diario e scrivo un diario. Voglio confondere, fondere insieme le mie impressioni, stabilire un dialogo, non una presentazione. Ecco, Pandaemonium si propone come un'occasione di dialogo. Non potrebbe essere altrimenti. Troppo spesso ho pensato alla difficoltà di questo progetto. Quale sarebbe il senso? Pan, la Natura: decostruire il suggerimento cristiano di Pan come Satana, ovvero della Natura come il Male. Perché? Perché si ascolti Natura, ovvero si ascolti se stessi. Scrive Jung in "Bene e male nella psicologia analitica":
Come può una persona capire fino a che punto ha bisogno di redenzione se, troppo sicura di sé, ritiene di non aver nulla da cui redimersi? Se vede la propria ombra, la propria propensione al male, ma ne distoglie lo sguardo, fugge, non si espone al confronto, non viene a una spiegazione, non osa far nulla, e poi si glorierà davanti a Dio, a se stesso e agli uomini, della sua veste rimasta immacolata, frutto in realtà della sua codardia, della sua regressione, del suo angelismo e perfezionismo. E invece di vergognarsi, starà in piedi nel tempio e dirà: «Ti ringrazio perché non sono come questi...» Un uomo simile crede di essere giustificato perché sa quel che è l'ingiustizia, e la evita, ma questa non è mai diventata contenuto della sua vita concreta ed egli non sa da che cosa debba essere redento.


La realtà del bene e del male consiste in cose, in situazioni, che ci investono, che ci superano, in cui ci veniamo a trovare come in cospectus mortis, in cui si tratta di vita o di morte. Ciò che mi si avvicina con questa forza e intensità io lo vivo come qualcosa di numinoso, che io lo chiami divino, diabolico o fatale. (C.G. Jung, "Bene e male nella psicologia analitica", 1959). Daemonium: la seconda parte, seconda solo spazialmente, nel titolo del progetto. Non si tratta qui di indagare il demonio. Il demonio (o diavolo) è stato inventato da numerose religioni e viene usato come un cassetto per le cattive azioni. Si invitano i fedeli a nascondere lì dentro quello che secondo loro sarebbe il male: il sesso libero, le menzogne, l'istinto di morte, la libertà di parola e desiderio. Questo monito genera isteria. Da più di due mila anni (che in fondo non sono quasi nulla nella storia del pianeta terra e dell'Uomo) si insegna, per fare un esempio, in terre cristiane, l'isteria collettiva, con esiti catastrofici. Ma torniamo al daemonium. Cercherò di evitare d'ora in avanti di parlare del dispotico bigottismo delle cosiddette religioni monoteistiche come il cristianesimo, sebbene resti convinto che la loro decostruzione sia assolutamente necessaria e urgente. Il daemonium sarà qui inteso come daimon.

Il daimon come intermediario tra luce ed ombra, cielo e terra, bene e male. Scrive Baldo Lami:
Già nell' antichità quindi, ogni individuo aveva il suo proprio daimon, termine che Apuleio traduce opportunamente con la parola latina genius. Si pensava che era proprio il genius a rendere genialis, e che se una persona riusciva a coltivarlo durante la sua vita, lo stesso, dopo la morte, si evolveva in una forma più nobile chiamata Lare, divinità domestica, benefica e protettrice. In caso contrario, esso diventava una Larva o spirito malvagio. (Baldo Lami, Breve storia del daimon in Letture Contemplative (Rivista di analisi e sintesi psicospirituale) N. 7, Milano 2000.)Il nostro vero compito civile e morale è quello di raggiungere l'equilibrio tra luce ed ombra, tra bene e male. Accettare di essere fatti di questo intreccio, di questa convivenza. Ascoltare il proprio daimon sarà un esercizio quotidiano. Lo scopo di questo dialogo costante sarà il riconoscimento di sé, privo di timori. Chiedersi per amarsi. Amarsi per amare, senza più credere l'amore un sentimento privo d'odio.

Un esempio di lotta daemonica tra distruzione e costruzione: Timur.

"...non si può negare che quanto dà gloria a Samarcanda sia sorto tra il XIV e il XV sec., ossia durante il regno di Timur. La figura di Timur conta tra i paradossi più sorprendenti della storia. Il suo nome terrorizzò la gente per decine di anni. Fu un grande sovrano che tenne l'Asia sotto il tallone, senza che tale grandezza gli impedisse di occuparsi anche delle minuzie. Timur dava molta importanza ai particolari. I suoi eserciti erano famosi per la loro crudeltà. Dove arrivava Timur, scrive lo storico arabo Zaid Vosifi, il sangue zampillava dalla gente come da una fontana e il cielo aveva il colore di un campo di tulipani. Timur assumeva personalmente il comando delle proprie imprese, controllava tutto. I vinti li faceva decapitare, con i teschi costruiva torri, mura e strade, sorvegliando personalmente i lavori ... Portava la morte, missione che gli assorbiva mezza giornata. Durante l'altra metà era catturato dall'arte ... Nella coscienza di Timur passava tra la morte e l'arte un confine esilissimo ... Si, Timur decapitava, ma è anche vero che non decapitava tutti. Ordinava di risparmiare chi possedeva qualità creative. Nell'impero di Timur non esisteva asilo più sicuro del talento ... L'opera di Timur si può riassumere in una frase di Saint-Exupéry: "Quello che ho fatto, un animale non lo farebbe mai... ". (Da Maria Letizia Proietti, Passio immaginaria, vis fantastica: per un altro orizzonte critico, 1997, In Storie di critica d'arte, Scriptaweb, 2007).



Ma l'uomo è un animale. E non solo razionale.

 Prendiamo per un attimo in considerazione la pulsione vitale sessuale, l'istinto di vita. Pan, per metà uomo, per metà animale, si dedica (e uso il presente, dato che non è mai morto) ai piaceri della carne in svariati modi: ama sia donne che uomini, seduce le ninfe, se rifiutato tenta lo stupro, si masturba. Questa è la sua natura. Nel 1908 Freud, nel suo scritto La morale sessuale "civile" e il nervosismo moderno, distingue una morale sessuale 'naturale' da una 'civile'. La seconda sarebbe, seguendo il suo percorso di ricerca, generatrice di malattie nervose. Scrive infatti Freud: l'esperienza insegna che per la maggior parte degli uomini vi è un limite al di là del quale la loro costituzione non può adeguarsi alla richiesta della civiltà. Tutti coloro che vogliono essere più nobili di quanto la loro costituzione non permetta soccombono alla nevrosi; sarebbero stati più sani  se fosse stato loro possibile essere peggiori.Indubbiamente l'orizzonte culturale all'interno del quale Freud si esprime è molto diverso dal nostro: all'epoca, ad esempio, masturbazione e sesso prima del matrimonio erano considerati inammissibili. Per non parlare del resto, del ruolo della donna e dell'educazione sessuale generale. Tuttavia, il nostro non è certo il tempo delle libertà: gli omosessuali continuano ad essere derisi, condannati, uccisi. Le donne continuano in parte ad essere dominate da una politica maschilista che, sebbene le abbia destituite dall'obbligo di nascondere il corpo alla vista di uomini diversi dal marito e dal sesso al di fuori del matrimonio, ne ha usato il corpo spettacolarizzando a scopo commerciale esteso un erotismo privo di contenuti, come a dire: non siete mai state che carne da macello, e continuerete ad esserlo. Sarà doveroso sottolineare a questo punto, a scapito di equivoci, che spesso il mio flusso di coscienza prende in considerazione principalmente la cultura di massa, che è quella contro la quale questo discorso si muove. Detto ciò, resta estremamente attuale una frase del testo di Freud: È una delle più palesi ingiustizie sociali che il modello di vita civile esiga da tutte le persone un'identica condotta sessuale, che a taluni risulta facile, grazie alla loro organizzazione naturale, ma che ad altri impone i più grandi sacrifici psichici.

17 January 2012




"Partecipazione Mistica", espressione chiave del progetto: Molti primitivi sostengono che l'uomo possiede un'«anima della foresta» oltre alla propria e che quest'anima è incarnata in un animale selvaggio o in un albero, con i quali l'individuo umano ha una specie di identità psichica. Questo è il fenomeno che il celebre etnologo francese Levy- Bruhl ha definito «partecipazione mistica». (C.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli)

"Per esempio un abitatore della giungla africana scorge di giorno un animale notturno e ritiene che si tratti di uno stregone che abbia temporaneamente assunto quella sembianza. Oppure può considerarlo come l'anima della foresta o lo spirito ancestrale di uno della sua tribù. Un albero può svolgere un ruolo vitale nell'esistenza di un primitivo in quanto esso possiede la sua anima e la sua voce e l'individuo in questione sarà convinto di condividerne il destino. nel sudamerica ci sono alcuni indiani che vi assicurano di essere pappagalli Arara rossi benché siano ben consapevoli di non avere né penne né ali né rostro. Ciò dipende dal fatto che nel mondo dei primitivi le cose non hanno gli stessi netti contorni che esse possiedono nelle nostre civiltà «razionali». Ciò che gli psicologi chiamano identità psichica o «partecipazione mistica» è stato tagliato fuori dal mondo della nostra esperienza. Tuttavia è proprio questo alone di associazioni inconsce a fornire un aspetto colorito e fantastico al mondo dei primitivi. Noi lo abbiamo perduto a tal punto che, anche quando ci troviamo in sua presenza, non siamo in grado di riconoscerlo. In noi queste cose risiedono al di sotto della soglia della coscienza; quando tornano occasionalmente ad affiorare insistiamo nel dire che c'è qualcosa che non funziona".

"In alcune tribù si suppone che l'uomo possegga numerose anime; tale opinione esprime il sentimento di alcuni primitivi, secondo il quale ognuno di essi è composto di diverse unità tra loro collegate, ma singolarmente distinte. Ciò significa che la psiche dell'individuo è tutt'altro che una unità perfettamente sintetica; al contrario essa rischia di frantumarsi anche troppo facilmente sotto l'urto di emozioni violente". (C.G. Jung, L'uomo e i suoi simboli) 




"L'oscuro senso di colpa che domina l'umanità fin dai più antichi tempi, e che in varie religioni si è consolidato nell'idea di una colpa originaria, di un peccato originale, è probabilmente la manifestazione di un delitto di sangue, di cui l'umanità primitiva si rese colpevole ... Questo peccato, secondo la legge del taglione ... deve essere stato un'uccisione. E se il peccato originale fu una colpa contro Dio padre, il più antico delitto dell'umanità deve essere stato un parricidio, l'uccisione di quel padre primigenio della primitiva orda umana la cui immagine mnestica è stata successivamente trasfigurata in Divinità".
(S. Freud, 'Considerazioni attuali sulla guerra e la morte', 1915)